Lo stato di famiglia è un documento che specifica la residenza e la composizione della famiglia anagrafica.
Si tratta quindi della lista di tutte le persone che abitano in uno specifico immobile, anche se non hanno un rapporto di parentela.
Lo stato di famiglia viene richiesto in diverse situazioni, sia nei rapporti con la Pubblica Amministrazione che tra privati.
Per ottenere il certificato è necessario fare richiesta all’ufficio anagrafe del Comune di residenza e la validità è di sei mesi.
In alternativa, è possibile ricorrere all’autocertificazione dello stato di famiglia.
Si tratta di un documento che contiene una dichiarazione firmata e che può essere utilizzata nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Scrivere un’autocertificazione è molto semplice, basta infatti inserire i seguenti dati.
Dati anagrafici del soggetto che compila l’autocertificazione.
Indirizzo dell’abitazione in cui abitano i soggetti inseriti nello stato di famiglia.
nome, cognome, luogo e data di nascita e stato civile di ciascun componente.
Data e luogo di redazione dell’autocertificazione.
Firma del soggetto che compila l’autocertificazione.
Per un esempio è possibile vedere questo modello di autocertificazione di stato di famiglia sul sito Autocertificazioni.net.
Risulta essere importante ricordare che una falsa autocertificazione può avere delle gravi conseguenze. Infatti, se dopo controlli, sulla base del DPR 445/2000, si rilevano falsità nelle dichiarazioni sostitutive, scattano le conseguenze civili e penali a carico dell’autore delle falsità stesse.
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I parametri più comuni ai quali sono agganciati i tassi dei mutui si chiamano Eurirs (o Irs) ed Euribor.
L‘Eurirs (Euro Interest Rate Swap) è il tasso di riferimento, calcolato giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea, che indica il tasso di interesse medio al quale i principali istituti di credito europei stipulano contratti in strumenti derivati, gli swap, per tutelarsi dal rischio di una perdita per un rialzo dei tassi di mercato.
Risulta essere il parametro base che, sommato allo spread (guadagno della banca) determina il tasso di interesse applicato ai mutui casa a tasso fisso.
L’Eurirs dipende dalla durata del mutuo, non dall’ammontare del capitale. Maggiore è la durata del mutuo, maggiore sarà l’Eurirs da applicare (es.: mutuo di durata 25 anni = Eurirs 25 anni + spread), e risulta essere quotato ogni giorno.
L’Euribor (European Interbank Offered Rate) è il tasso di riferimento interbancario fissato sulla base dei tassi praticati dalle principali banche attive nell’area dell’euro. E’ praticamente il tasso al quale le banche dell’area euro si fanno prestito l’un l’altro.
È un indice ufficiale, diffuso giornalmente dalla Federazione Bancaria Europea, utilizzato come base di calcolo dei mutui a tasso variabile (tasso variabile = euribor + spread).
I valori dell’Euribor più utilizzati nell’indicizzazione dei mutui a tasso variabile sono quelli a 1 mese, a 3 mesi e a 6 mesi (secondo la durata delle rate).
La Federazione Bancaria Europea è un’associazione che raccoglie i principali istituti di credito dell’UE (Unione Europea), ed è indipendente dalle banche centrali. I tassi di riferimento sono stabiliti giornalmente. Eurirs ed Euribor non sono indicizzati al tasso di sconto ed alla politica monetaria decisi dalla BCE.
Chi si appresta a sottoscrivere un mutuo, come può conoscere questi dati per regolarsi di conseguenza? Semplice, li trova ogni giorno, dal martedi al sabato, pubblicati nella sezione delle tabelle nelle pagine del giornale Il Sole 24 Ore, dove è riportato sia l’andamento dell’Eurirs che quello dell’Euribor.
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I flussi di cassa di un’impresa differiscono dalle variazioni economiche e dalla situazione patrimoniale. Nel Conto economico e nello Stato Patrimoniale, che insieme alla Nota Integrativa costituiscono il bilancio di esercizio, si pone l’attenzione su questi due aspetti (quello economico e patrimoniale). Di conseguenza, se non si dispone di un rendiconto finanziario, i movimenti finanziari non sono direttamente determinabili ed è necessario fare delle operazioni per determinare i pagamenti, o esborsi, dell’esercizio. Vediamo come fare in questa guida.
I flussi monetari sono quei flussi originari che poi vanno a generare, con opportune modifiche, i risultati economici e patrimoniali dell’azienda riportati all’interno dei bilanci. Per questo motivo è impossibile determinare il reddito senza conoscere questi flussi. Quando si va a creare il Conto Economico si effettuano delle modifiche su tali flussi monetari volte a determinare, in primo luogo, la competenza dei costi e ricavi. Si arriva quindi a determinare i costi di esercizio (COSTES) partendo dai flussi monetari.
Si ha che COSTES = ESBES (pagamenti, o esborsi, di esercizio) più DEBFIN (Debiti di regolamento finali) meno DEBIN (debiti di regolamento iniziali). Quindi i costi sono dati dagli esborsi più (o meno) il saldo della posizione debitoria della nostra impresa. A questo punto, avendo i dati di Stato Patrimoniale e Conto Economico potrò ricavare gli ESBES con il procedimento opposto, ovvero ESBES = COSTES meno DEBFIN più DEBIN.
Vediamo ora un esempio pratico di calcolo. L’azienda C ha una situazione Debitoria nello Stato patrimoniale del 2011 che presenta 2 debitori: i debiti verso l’impresa B sono passati da € 1.000 a €1.500 nel corso dell’anno, i debiti verso la fornitori sono passati da € 3.000 a € 1.800. Nel Conto economico figurano costi d’esercizio per € 1.000. Devo determinare per prima cosa DEBIN e DEBFIN. I DEBIN sono dati dalla somma delle due situazioni debitorie iniziali quindi da € 1.000 più €3.000, quindi sono pari a € 4000. I CREDFIN saranno invece pari a € 1.500 più € 1.800 ovvero € 3.300, pari alla somma delle situazioni debitorie finali. Avrò quindi che ESBES = € 1.000 meno € 3.300 più € 4.000. Nel corso dell’esercizio l’impresa ha avuto quindi esborsi per € 1.700.
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Il mutuo è un contratto regolato dalla legge (art. 1813 del Codice Civile), con il quale una parte (la banca), che in termini legali è definita il mutuante, consegna a un’altra parte (il cliente), definito mutuatario, una certa quantità di denaro necessaria per acquistare un immobile (la casa). Il mutuatario si impegna a restituire al mutuante l’intera somma (il capitale) più gli interessi, secondo i tempi, i modi, e le condizioni stabilite dal contratto.
Data la sua importanza, il contratto di mutuo viene redatto in forma scritta, con atto pubblico, da un notaio, che è incaricato di trascrivere il mutuo nei pubblici registri e di iscrivere l’ipoteca richiesta dalla banca sulla casa a garanzia della restituzione del prestito. La banca s’impegna, dunque, a consegnare la somma che stabilirà, dopo aver esaminato e approvato la richiesta del cliente (e dopo aver chiesto delle garanzie, a volte non solo ipotecarie). Il cliente si assume l’impegno di restituire con puntualità, una rata dopo l’altra, tutta la somma concessa, compresi gli interessi. Se non mantiene l’impegno, la banca farà valere l’ipoteca e, in poche parole, si prenderà la casa.
La soluzione di stipulare (o accendere) un mutuo per l’acquisto della casa, non è una scelta da prendere alla leggera. Infatti rappresenterà probabilmente la principale voce di investimento per molti anni.
I nostri nonni e genitori previdenti (alcuni hanno fatto la fame), hanno cercato di trasferirci la sana regola di mettere sempre qualcosa da parte. Ma nulla hanno potuto contro la moda dello spendi e spandi che tv, giornali e pubblicità, ci hanno trasmesso e inculcato, “costringendoci” ad uno stile di vita forse sbagliato. Siamo stati incoraggiati, convinti a consumare. E’ il segno dei nostri tempi.
Nessuno ci obbliga a spendere, ma siamo diventati ugualmente una razza genetica di consumatori e di debitori incalliti. Ma forse è giusto così, lo facciamo nel nostro interesse, nel senso che oggi abbiamo tutto, dalle auto ai televisori che sembrano schermi di cinema. Ma soprattutto compriamo la casa, la prima casa che è ormai un bene primario come il nostro cellulare. Qualcuno ha comprato anche la seconda, al mare o in montagna. Economicamente l’acquisto della casa è l’evento più importante della nostra vita, perchè riguarda l’acquisto di mura dove andremo a vivere. Forse siamo stati abituati a vivere al di sopra delle nostre possibilità (anche lo Stato spende più di quanto guadagna), per cui ci siamo convinti che la nostra forza finanziaria non consiste più nel risparmio, ma nella capacità di pagare regolarmente le rate.
Dunque, prima di stipulare un mutuo è bene domandarci se saremo in grado di pagare le rate. Dovremo valutare la possibilità economica che avremo in futuro, non basarci sulle condizioni attuali. Prima di firmare un contratto dobbiamo essere certi che la rata sia congrua rispetto alle nostre entrate. Perchè un mutuo è sostenibile se siamo sempre capaci di far fronte alla rata con le nostre forze.
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Con l’espressione strumenti derivati ci si riferisce a quella categoria di strumenti finanziari il cui valore economico risulta legato al valore di una particolare attività sottostante, cui si fa riferimento. La natura dell’attività sottostante può essere di vario tipo: il prezzo di uno strumento derivato può ad esempio essere legato al valore di una valuta, di un tasso di cambio, di un tasso di interesse, di indici di borsa, di commodity, ecc.
In Italia, lo scambio degli strumenti derivati avviene presso il Mercato degli strumenti derivati, l’Idem (Italian Derivatives Market). La Cassa di Compensazione e Garanzia(CC&G) è l’organismo incaricato a controllare e coordinare il mercato italiano dei derivati e riveste il ruolo di controparte di tutte le contrattazioni effettuate.
Esistono diversi tipi di strumenti derivati: tra le tipologie maggiormente conosciute e diffuse di strumento derivato è possibile trovare le opzioni, i warrant e i covered warrant, i futures, forward, gli swap.
Le opzioni sono uno strumento derivato che conferisce ad un soggetto (dietro pagamento di un premio) la possibilità di comprare o vendere una certa attività finanziaria ad un prezzo predeterminato (strike price) in una certa data o entro una certa data.
I warrants sono un tipo di titolo che offre al sottoscrittore la possibilità di acquistare o vendere una certa attività finanziaria (underlying) ad un prezzo (strike price) e ad una quantità prestabiliti in una certa data o entro una certa data.
I futures sono anch’essi dei contratti a termine, ma rispetto ai forward sono standardizzati e quindi negoziabili in mercati regolamentati, con i quali le parti si impegnano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo dell’attività sottostante a un prezzo prestabilito.
I forward sono contratti a termine, di acquisto o di vendita, in cui il regolamento avviene in una data futura con la consegna dell’attività oggetto del contratto mentre il prezzo di consegna (o prezzo a termine) viene stabilito al momento della stipula del contratto. Il contratto può concludersi sia con l’effettiva consegna del bene sia con il pagamento di differenziali in contanti.
Gli swap (baratto) sono contratti in cui due parti si scambiano a pronti e a termine flussi finanziari, periodici o una tantum, che sono calcolati applicando uno schema predefinito, differente per le due parti, a uno certa attività.
Gli strumenti derivati possono essere utilizzati a fini di copertura (hedging), come una forma di assicurazione contro i possibili rischi dei mercati, o a fini speculativi trading), con lo scopo, cioè, di ottenere profitti economici sfruttando la loro volatilità.
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