Il rating, detto anche valutazione, è un metodo utilizzato per classificare gli stati in base al loro merito creditizio. Viene espresso attraverso un voto in lettere, in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere allo stato per accettare quel determinato investimento. Vediamo come funziona questo processo.
I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, principalmente Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings.
Scendendo nel rating, aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l’emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk free.
Un declassamento del rating di soggetti pubblici particolarmente indebitati, come spiegato in questa guida su Dizionarioeconomico.com, ha la conseguenza a breve termine di provocare un rialzo degli interessi applicati ai prestiti in corso, e quindi un aumento degli oneri finanziari. Il debitore potrebbe cedere beni immobili e mobili di sua proprietà a prezzi di realizzo, per evitare un peggioramento del rating.
Non raramente, la maggiore fonte di finanziamento dei costosi studi che portano a valutare il rating, non sono le agenzie di stampa e la comunità finanziaria, ma le stesse società emittenti oggetto dell’indagine e singoli investitori con molta liquidità. In questi casi, è evidente un conflitto d’interessi.
Infatti, per avere un rating, uno Stato deve rivolgere una richiesta esplicita a una delle agenzie di rating. Il servizio è a pagamento. Ottenuto l’incarico, l’agenzia inizia l’analisi dello Stato.
L’analista incaricato attinge da informazioni pubbliche, studia i fondamentali economici e finanziari e incontra i dirigenti statali per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Solo dopo questa analisi è possibile esprimere un voto sull’affidabilità creditizia dello stato che ha richiesto il rating.
Terminato il lavoro dell’analista, entra in azione un comitato. Sarà, infatti, un organo collegiale, e non un singolo analista, a valutare tutto il materiale raccolto e ad esprimere un giudizio sotto forma di rating. In seguito, il rating viene votato a maggioranza dal comitato, formato da esperti del settore in cui opera la società che si sta valutando.
Dopo la votazione del rating, questo viene comunicato allo Stato richiedente. Esso può appellarsi, fornendo informazioni aggiuntive e chiedendo di avere un’ulteriore analisi. Il comitato può, se lo ritiene necessario, riunirsi e deliberare di nuovo sul rating alla luce delle informazioni aggiuntive, decidendo di cambiare il voto o di mantenere quello deciso in precedenza.
Una volta notificato il rating allo stato che ha voluto farsi valutare, si passa alla pubblicazione. Lo stato può chiedere che il rating non venga pubblicato: in tal caso resterà riservato e non di pubblico dominio. In caso di pubblicazione, invece, il rating diventa noto al mercato. Da questo momento in poi l’agenzia di valutazione tiene sotto monitoraggio il rating, per valutare eventuali promozioni o declassamenti.
Un modello differente prevede che gli studi siano finanziati dalla comunità finanziaria, che compra un quotidiano economico a diffusione di massa e a basso costo, tale da rendere accessibile in modo tempestivo (come quotidiano) e a un largo pubblico l’informazione finanziaria. Una seconda entrata deriverebbe dalle agenzie convocate tempestivamente in conferenza stampa, non appena siano acquisite informazioni price-sensitive. Tuttavia, è difficile dire quanto un modello di business così etico sia remunerativo dei costi della struttura. Quando l’informazione tempestiva è comunque obbligatoria per legge, il potere contrattuale maggiore è di chi fruisce le notizie, non di chi le produce.
Un problema viene a crearsi quando i risultati di uno studio di settore non aggiungono nessuna informazione che possa cambiare rating, e semplicemente confermano la solvibilità dell’emittente e il rating attuale. Non c’è rating sottovalutato per titoli da comprare, né rating sopravvalutato per titoli da acquistare, e in definitiva informazione che qualche acquirente abbia interesse a comprare. Lo studio è comunque un costo sostenuto da remunerare.
Davanti al declassamento di uno stato la comunità finanziaria raramente non reagisce con un deprezzamento, privilegiando le decisioni degli analisti rispetto alle ragioni portate dall’emittente. In questo senso, si è parlato di “dittatura degli analisti”, per il potere di condizionare l’economia riconosciuto loro dal mercato che in parte non tiene conto dei conflitti d’interesse talora esistenti, in altra parte è relativamente interessato ad un rating veritiero. Un declassamento o una sovrastima del rating aprono (a chi ha le giuste informazioni) occasioni di guadagno speculativo.
Spetta alle authority nazionali il riconoscimento delle tipologie di attività nelle quali il rating rilasciato da un’agenzia ha valore “ufficiale”, e può essere utilizzato secondo quanto previsto dalle leggi vigenti. Ad esempio, l’authority nazionale indica le Agenzie di Rating (ECAI) la cui valutazione può essere usata per gli accantonamenti di capitale previsti da Basilea II. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) indica i criteri internazionali di valutazione per la Agenzie di Rating, che le banche centrali devono applicare.
Ecco la tabella dei rating formulati normalmente dalle agenzie
Standard and Poor’s
AAA Elevata capacità di ripagare il debito
AA Alta capacità di pagare il debito
A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse
BBB Adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare
BB, B Debito prevalentemente speculativo
CCC, CC Debito altamente speculativo
D Società insolvente
Moody’s
Aaa Livello minimo di rischio
Aa Debito di alta qualità
A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro
Baa Grado di protezione medio
Ba Debito con un certo rischio speculativo
B Debito con bassa probabilità di ripagamento
Caa, Ca, Investimento ad alto rischio
C, Realistico pericolo di insolvenza
Il rating è una sorta di pagella di solvibilità attribuita a uno stato. Processo che, in alcuni casi e per molteplici ragioni, può dare adito a fenomeni speculativi. Risulta essere innegabile che gli analisti coinvolti abbiano un forte potere di condizionamento sull’economia.
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Le azioni aurifere rappresentano uno strumento per investire in oro finanziario in modo indiretto. Questo significa che, acquistando azioni di società minerarie aurifere, non si effettua un investimento in oro, ma in società la cui attività principale è quella di estrarre il metallo giallo. La differenza è sostanziale e riguarda i rischi che presentano le due tipologie di investimento.
L’oro fisico comporta rischi minori rispetto alle azioni aurifere.
Al contrario dell’oro fisico, la cui quotazione è influenzata da diversi fattori (politici, valutari, economici e finanziari), l’investimento in società aurifere presenta rischi molto più elevati. Infatti, oltre ad essere condizionati dalla quotazione dell’oro, i prezzi delle azioni delle compagnie sono influenzati da altri aspetti, come la gestione societaria, la scoperta di nuovi giacimenti auriferi, la dinamica dei prezzi di borsa, eventuali incidenti nelle miniere con conseguenze per i dipendenti, la popolazione e l’ambiente.
Alla volatilità dei prezzi delle azioni aurifere occorre aggiungere il rischio di insolvenza e di fallimento delle società, per cui, in tal caso, chi possiede titoli azionari si ritrova con un capitale pari a zero. Questa situazione con l’oro fisico non potrà mai accadere, perchè l’oro anche se perde parte della sua quotazione, non diventerà mai carta straccia ed il suo valore intrinseco rimane.
Per questo motivo i titoli delle società aurifere sono considerati investimenti aggressivi di tipo growth (crescita). Con l’effetto leva operativa, gli utili societari tendono ad aumentare più del prezzo dell’oro nei periodi rialzisti del mercato, ma vanno incontro anche a rischi maggiori di ribasso nei momenti di riduzione della domanda di oro. Viceversa, l’investimento diretto nel metallo giallo è considerato di tipo value (valore), in quanto è stabile e conserva appunto il valore intrinseco dell’oro stesso.
Cosa deve fare il piccolo e prudente investitore.
Le quotazioni delle azioni aurifere sono, dunque, molto più volatili del prezzo del metallo prezioso e, di conseguenza, presentano più rischi, ma anche più opportunità di guadagno.
Un investitore prudente, con bassa propensione al rischio, preferirà impiegare il proprio capitale direttamente in oro fisico anzichè in azioni aurifere. L’investitore più esperto e più propenso al rischio potrà scegliere di acquistare azioni di società minerarie aurifere, ma con l’accortezza di diversificare una piccola parte del suo portafoglio e di ponderare bene la scelta valutando la qualità delle aziende su cui decide di investire (bilancio, utili, progetti di estrazione), la localizzazione delle miniere, ma anche il contesto politico ed economico del luogo dove operano le società.
Detto questo, si sconsiglia al piccolo risparmiatore di impiegare il proprio capitale direttamente in azioni aurifere. Se proprio lo desidera, può diversificare in Fondi comuni azionari o Etf specializzati in questo settore, ma sempre come diversificazione e con una piccola percentuale del proprio portafoglio.
Nel mondo esistono circa 700 società aurifere, in gran parte quotate in mercati regolamentati, con una capitalizzazione complessiva di circa 250 miliardi di dollari. La fetta più grossa del mercato è concentrata su una quindicina di società, di cui solo 5 possiamo definire colossi del settore.
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Con il termine architettura si intende “l’arte del progettare”, ossia l’elaborazione degli elementi strutturali, funzionali ed estetici di una costruzione.
L’architetto è, quindi, il professionista che prepara i progetti per la costruzione o il restauro degli edifici, tenendo conto di precise esigenze estetiche ed economiche, e inoltre ne dirige e amministra l’esecuzione, in conformità alle norme legislative e in armonia con il contesto urbano e l’ambiente circostante.
Le sue mansioni includono l’estimo di costruzioni e terreni, la pianificazione territoriale, il restauro dei monumenti, la direzione dei lavori, i collaudi.
Oltre all’ambito dell’edilizia, l’architetto può operare in diversi settori, come libero professionista o come lavoratore dipendente. Per esempio può occuparsi di archeologia industriale, ossia dello studio, del restauro e della valorizzazione del patrimonio storico-industriale italiano: fabbriche, mulini, case operaie. Tali edifici possono essere ristrutturati e utilizzati a fini culturali, per ospitare installazioni artistiche o per fungere da testimonianza di un periodo storico e di un’attività produttiva locale.
Anche l’architettura per il verde e la progettazione di parchi e giardini sono settori in fase di espansione, sempre più promettenti per i giovani laureati.
L’architetto può svolgere la sua attività anche nel campo dell’arredamento, del design, della grafica e della pubblicità.
Formazione
Per diventare architetto è necessario possedere una laurea di primo livello (triennale) in Ingegneria civile e ambientale (classe L7) o Scienze dell’architettura (classe L17). Al termine del percorso si può sostenere l’esame di Stato e diventare architetto iunior.
Successivamente è possibile proseguire gli studi per un ulteriore biennio e ottenere la laurea magistrale in Architettura e ingegneria edile-architettura (classe LM4) che consente di sostenere l’esame di Stato e conseguire il titolo di architetto.
Per quanto riguarda la formazione universitaria, l’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà.
Accesso alla professione
Secondo quanto previsto dalla normativa in materia, per esercitare la professione di architetto è necessario sostenere l’esame di Stato e iscriversi all’Albo degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.
In base al loro titolo di studio, gli iscritti all’Albo si dividono fra la sezione A e la sezione B
-agli iscritti alla sezione A spetta il titolo di architetto. Per iscriversi è necessario possedere una laurea magistrale appartenente alla classe LM4 – Architettura e ingegneria edile-architettura e superare l’esame di Stato. L’architetto deve possedere un bagaglio di capacità e conoscenze stabilito dalla vigente direttiva europea[3], in particolare per quanto riguarda l’uso di metodologie avanzate, innovative o sperimentali. Nello specifico, l’architetto deve essere in grado di creare progetti che soddisfino le esigenze estetiche e tecniche dell’utente, rispettino le norme di costruzione e siano in armonia con gli spazi in cui dovranno essere realizzati. Inoltre deve possedere adeguate conoscenze di storia dell’architettura e dell’arte, urbanistica, pianificazione, ingegneria edile e fisica;
-agli iscritti alla sezione B spetta il titolo di architetto iunior. Per iscriversi è necessario possedere una laurea di primo livello (triennale) nella classe L17 – Scienze dell’architettura o nella classe L7 – Ingegneria civile e ambientale. Le mansioni dell’architetto iunior comprendono la collaborazione alle attività di progettazione, la direzione dei lavori di costruzione, la stima o collaudo delle opere edilizie, la progettazione di edifici civili semplici, la direzione dei lavori per la loro costruzione, i rilievi sull’edilizia attuale e storica.
L’esame di Stato prevede una prova pratica, due prove scritte e un colloquio orale. Gli argomenti delle prove variano a seconda della sezione:
l’iscrizione alla sezione A prevede una prova pratica di progettazione di un edificio civile o insediamento urbano; un commento scritto a tale progetto; una seconda prova scritta che verte sulle problematiche culturali e conoscitive dell’architettura; una prova orale che tocca tutti gli argomenti precedenti, e prevede domande di legislazione e deontologia professionale;
per ottenere il titolo di architetto iunior è necessario, invece, superare una prova che può consistere nello sviluppo grafico di un progetto esistente o nel rilievo a vista, e relativa stesura grafica, di un particolare architettonico. Come per la sezione A, il primo scritto verte sul contenuto della prova pratica e il secondo su argomenti più generali. Anche in questo caso il colloquio finale tocca tutte le materie oggetto delle prove precedenti e introduce inoltre argomenti di legislazione e deontologia professionale.
Il candidato viene esentato dalla prova pratica se, dopo il diploma di laurea, ha svolto un tirocinio professionale, che può avere la durata massima di un anno.
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Da alcune stime si evince che, su un totale di circa 150000 tonnellate di oro nel mondo, i privati investitori ne possiedono circa il 20%.
Gli europei detengono circa 10000 tonnellate di oro, di cui 4.000 la Francia e 2.500 la Svizzera, mentre in Italia, fanalino di coda in Europa, l’oro detenuto dai privati ammonterebbe a poche centinaia di tonnellate.
Risulta essere evidente che acquistare oro fisico è per l’investitore italiano un elemento poco rilevante per il suo portafoglio.
Acquistare Oro online presso Istituti autorizzati
Oggi è facile acquistare lingotti e monete d’oro e d’argento facilmente online, basta scegliere operatori europei autorizzati come GoldBroker. La convenienza è maggiore perché i prezzi sono più vantaggiosi e i costi di gestione inferiori.
L’acquisto può avvenire in euro oppure in dollari attraverso una custodia sicura perché la maggior parte delle società di avvalgono di banche e caveau situati in Svizzera o Singapore.
Acquistare oro presso Banche
E’ possibile investire in lingotti, monete e placchette. Oggi in Italia ci sono diversi Istituti di credito dove è possibile acquistare oro fisico. Storicamente sono due le banche impegnate attivamente nell’offerta: Banca Etruria e Banca Popolare di Vicenza. E’ possibile rivolgersi anche ad altri operatori, sempre che siano autorizzati ed in regola in base alla legge 7/2000.
Negozi Compro Oro.
Nel mercato dell’oro al dettaglio sono intervenuti operatori che hanno ottenuto un grande successo, complice anche la crisi economica: sono i “Compro Oro”, che devono essere registrati e autorizzati dalla Banca d’Italia. Oggi se ne contano circa 28 mila (ma sono poco meno di 400 registrati presso Bankitalia), ai quali si affiancano altri operatori (anche online) stimati in numero di circa 20mila. I piccoli e piccolissimi operatori sono spesso soggetti a controlli della Guardia di Finanza, anche per garantire la tutela degli interessi degli investitori.
Distributori automatici.
Infine, chi vuole acquistare oro fisico può farlo addirittura attraverso distributori automatici di lingottini e di monete. Questi distributori, chiamati “Gold to go”, distribuiscono piccoli lingotti da 24 carati e monete d’oro anche da collezione.
Il primo distributore al mondo è stato installato a maggio 2010 presso l’Emirates Palace Hotel di Abu Dhabi. Il 23 settembre dello stesso anno un altro distributore è stato installato a Madrid presso l’Hotel Westin Palace in concomitanza con il primo distributore in Italia (e al mondo) in un aeroporto, quello di Orio al Serio di Bergamo. Nel nostro Paese esiste un distributore anche nell’aeroporto di Linate a Milano. Nei due distributori italiani i pagamenti vengono effettuati solo con carta di credito.
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Sono coloro che si occupano di studiare la struttura, la composizione e gli altri aspetti fisici della Terra. Il mercato del lavoro per questa professione è essenzialmente costituito dalle società che cercano risorse naturali, come l’acqua, il petrolio e i metalli che spesso assumono geologi per le loro necessità di prospezione. Esistono titoli di studio di Scuola Superiore che avviano alla professione, ma le migliori posizioni, sia nelle aziende che nell’insegnamento, sono riservate ai geologi laureati.
Preparazione e carriera
I geologi si dedicano allo studio delle caratteristiche fisiche della Terra. Nello specifico, si interessano ai meccanismi di formazione delle rocce, e alla storia del pianeta. Si occupano inoltre dello studio dell’evoluzione degli esseri viventi, attraverso la ricerca e l’analisi dei fossili di piante e di animali.
Le scuole superiori che preparano allo studio della Geologia possono essere il Liceo Scientifico e gli istituti tecnici a indirizzo scientifico, in geologia o in agraria, che includano nei programmi di studi la fisica ,la chimica, la biologia, le scienze della terra e le scienza ambientali. In realtà i primi due anni di Università, alla facoltà di Geologia, comprendono tutti gli insegnamenti di base necessari, e questo consente anche a diplomati di altre scuole di accostarsi a questa disciplina.
Lo studio universitario
Il corso di studi universitario in Scienze Geologiche comprende un primo triennio, suddiviso in 6 semestri, che porta al livello di laurea di base. Il curriculum comprende insegnamenti volti all’acquisizione delle conoscenze delle materie di base (fisica, chimica, informatica, etc.). Parallelamente vengono seguiti corsi di Scienze della Terra, con lezioni di teoria, sessioni in laboratorio, ed uscite per esercizi pratici sul campo. Nel terzo anno vengono proposti dalle maggiori Università tre percorsi di formazione che permettono di acquisire conoscenze più orientate alle specialità a cui lo studente si sente più interessato.
Tra queste possibili scelte si può indicare quella della cartografia (Rilevamento e Cartografia Geologica), incentrata sul lavoro di terreno e all’elaborazione dei risultati principalmente mediante metodologie informatiche Un altro possibile percorso formativo si occupa dei Rischi Geologici, della loro analisi e della prevenzione e mitigazione dei loro effetti. Vi è poi l’orientamento alle Georisorse e Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, con importanti ricadute sul patrimonio naturale e architettonico del Paese. I possibili percorsi sono poi molti altri, come Geologia Marina, Vulcanologia, Geologia mineraria, specialmente petrolifera, e altri ancora. Per dettagli è possibile vedere questa guida sul geologo.
La Laurea specialistica biennale
La Laurea specialistica in Geologia si ottiene con un biennio che segue il triennio della Laurea base, di cui si è trattato al punto precedente.
Con la laurea specialistica il geologo acquisisce la preparazione più approfondita in riferimento al settore di suo interesse, e giunge a un titolo assai considerato in ambito aziendale e negli enti pubblici. Alcuni dei possibili indirizzi della Laurea specialistica possono essere i seguenti:
Geofisica Applicata
Geologia Ambientale
Geotecnica e Geoingegneria
Idrogeologia Ambientale
Sistemi Informativi Geografici
Telerilevamento e Fotogrammetria Digitale.
Alcuni di essi, in particolare quelli relativi alla modellizzazione e rappresentazione digitale approfondita del pianeta Terra, sono in grande espansione. Quale alla situazione italiana in particolare, le condizioni idrogeologiche, sismiche e vulcaniche del paese conferiscono notevole importanza agli indirizzi che si occupano di queste problematiche, specie in vista di possibili assunzioni verso enti pubblici, enti di ricerca e di protezione civile.
La Laurea specialistica in Geologia si ottiene con un biennio che segue il triennio della Laurea base, di cui si è trattato al punto precedente.
Con la laurea specialistica il geologo acquisisce la preparazione più approfondita in riferimento al settore di suo interesse, e giunge a un titolo assai considerato in ambito aziendale e negli enti pubblici. Alcuni dei possibili indirizzi della Laurea specialistica possono essere i seguenti:
Geofisica Applicata
Geologia Ambientale
Geotecnica e Geoingegneria
Idrogeologia Ambientale
Sistemi Informativi Geografici
Telerilevamento e Fotogrammetria Digitale.
Alcuni di essi, in particolare quelli relativi alla modellizzazione e rappresentazione digitale approfondita del pianeta Terra, sono in grande espansione. Quale alla situazione italiana in particolare, le condizioni idrogeologiche, sismiche e vulcaniche del paese conferiscono notevole importanza agli indirizzi che si occupano di queste problematiche, specie in vista di possibili assunzioni verso enti pubblici, enti di ricerca e di protezione civile.
Esame di Stato
Alla fine del corso di studi universitari, sia triennale, che, nel caso, quinquennale, i geologi sono tenuti a sostenere un esame di Stato, con il quale possono accedere all’Albo Nazionale dei Geologi.
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