Chi sceglie di investire in valuta estera deve sapere che il rendimento si ottiene, non solo dagli interessi pagati dalle obbligazioni o dai titoli di Stato, ma anche dalla variazione del rapporto di cambio. Il rischio è alto perchè le oscillazioni possono risultare molto ampie.
A questo proposito è utile ricordare che nel 2003 la quotazione del dollaro americano scese di circa il 22% nei confronti dell’euro. Da questo si evince che investire in valuta estera può essere fonte di buoni guadagni, ma si possono subire anche perdite consistenti, capaci non solo
di azzerare eventuali guadagni, ma anche di ridurre in modo notevole il capitale stesso. Ecco perchè l’investimento in valute diverse dall’euro è adatto esclusivamente a chi ha una propensione al rischio molto alta.
A prescindere dal dollaro USA, moneta di difficile valutazione perchè si ha spesso l’impressione che il cambio sia abbastanza “controllato”, altri dollari sono interessanti: il canadese, l’austrialiano ed il neo zelandese. Sono comunque monete di difesa da possibili crisi dell’euro e, di solito, non danno grossi rendimenti.
Una redditività elevata invece potrebbero produrla le valute dei Paesi emergenti, come la nuova lira della Turchia.
Buone opportunità sono offerte anche dalle valute del Sud America (real del Brasile), del Centro America (peso messicano) e dell’Est asiatico (renminbi cinese o rupia indiana). Ma operare con queste monete è molto complesso e costoso.
Se si vuole investire in valuta estera, sarebbe opportuno preferire emissioni con alto grado di affidabilità (come quelle della Banca mondiale o della Banca europea degli investimenti), con durata non molto lunga (entro 24 mesi) e con un valore nominale collocato molto elevato.
In particolare occorre cercare di mantenere liquidi questi prodotti, cioè facilmente rivendibili, per evitare di trovarsi in portafoglio immobilizzazioni finanziarie con titoli che non hanno mercato.