I Bot (Buoni Ordinari del Tesoro) sono senza dubbio i titoli di Stato per eccellenza, certamente i più conosciuti dal grande pubblico e presenti massicciamente nei portafogli degli investitori. Però la necessità di finanziarsi ha spinto lo Stato ad inventarsi prodotti finanziari che, nel tempo, hanno integrato la presenza dei Bot e, soprattutto, hanno reso il mercato dei titoli di Stato un pò più appetibili ai palati degli investitori. Per cui, oltre che i Bot lo Stato emette Ctz, Btp, Btpei, Cct e, da giugno scorso, i Ccteu.
Parliamo ora dei Cct.
I CCT (Certificati di Credito del Tesoro) sono titoli a medio-lungo termine indicizzati al rendimento dei Bot. Sono ammessi d’ufficio alla quotazione ufficiale in Borsa, che avviene già dal giorno successivo alla data di collocamento, quindi sono titoli molto liquidi. Sul mercato secondario, pertanto, l’investitore potrà acquistare o vendere i titoli ad un prezzo di riferimento certo.
Sono presenti sul mercato Cct con scadenza a 7 anni. Gli interessi vengono corrisposti con cedole semestrali. Da gennaio 1995 l’indicizzazione avviene nel seguente modo:
– il prezzo del titolo e la prima cedola vengono fissate al momento dell’emissione e tengono conto della durata del titolo;
– le cedole successive alla prima, vengono agganciate al rendimento dei Bot semestrali dell’ultima asta. Il tasso di interesse così ottenuto viene aumentato di un premio (spread) stabilito in funzione della durata dei Cct.
L’ultima cedola staccata il 1 giugno scorso ha avuto un rendimento lordo del 2,32%.
Il meccanismo di indicizzazione dei Cct offre la garanzia di una notevole aderenza dei titoli all’andamento dei tassi di mercato. Tutto ciò comporta che le quotazioni dei Cct non subiscano forti oscillazioni neanche in presenza di turbolenze dei mercati finanziari. I Cct sono quindi, al contrario dei Btp, titoli a basso rischio in quanto il fatto che il tasso sia variabile (cioè che si adegui ai tassi del mercato), fa sì che, in caso di aumento dei tassi, il prezzo del titolo non venga penalizzato. Risulta essere dunque un investimento sicuro.
Infine ricordiamo che, come tutti i titoli di Stato, i Cct sono soggetti ad una imposta sostitutiva del 12,5% calcolata sul valore delle cedole e sulla plusvalenza realizzata sulla eventuale vendita dei titoli sul mercato secondario.