Se siamo riusciti fortunatamente a mettere da parte un bel po’ di risparmi, conviene investirli sul mercato azionario ed in particolare nei fondi obbligazionari indicizzati, che diversamente da tante altre tipologie, offrono la possibilità di partecipare in modo semplice all’andamento di titoli a livello mondiale. Nei passi successivi vediamo dunque nel dettaglio, come acquistare i fondi obbligazionari indicizzati, e nel contempo capire quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa operazione.
I fondi obbligazionari indicizzati, sono particolarmente adatti agli investitori che intendono puntare ad una crescita elevata del valore a lungo termine. Inoltre, danno l’opportunità di monitorare le oscillazioni del valore, ed eventualmente riscattarle in caso di tendenza costante verso il basso. I fondi obbligazionari indicizzati, come ad esempio i Raiffeisen sono in assoluto i migliori, in quanto puntano al meglio che il mercato possa offrire, e quindi i capitali che gli si affidano vengono proposti ad una vasta gamma di operatori presenti in tutto il mondo, il che ci fa dedurre che si tratta di una speculazione al rialzo, quindi decisamente favorevole per massimizzare i risultati del nostro investimento in questa tipologia di fondi.
Scegliendo i fondi obbligazionari indicizzati, un vantaggio non da poco è che la gestione intesa come la sottoscrizione iniziale e il riscatto finale, specie se sono di Raiffeisen essendo questi ultimi controllati dal governo svizzero, non sono soggetti ad imposte di bollo. Per tutti i fondi obbligazionari indicizzati, esiste inoltre la possibilità di un libero accesso a diversi portafogli del mercato azionario, che quindi essendo diversificato, riduce al minimo il rischio di perdite. Per quanto riguarda i costi dei fondi indicizzati il vantaggio è che si possono monitorare costantemente, e il denaro investito essendo giuridicamente definito come un patrimonio speciale, viene protetto più di altri tipi di investimenti sul mercato azionario. Se dunque siamo abbastanza pratici nel gestire il nostro portafoglio, per evitare di commettere errori banali, ed intendiamo nel contempo accettare dei rischi, allora conviene optare per i fondi indicizzati che essendone migliaia, ci consentono di ottenere delle ottime rendite con rischi ridotti al lumicino, contrariamente a quanto accade se si punta su un titolo individuale, che in caso di perdita non ci regala margine per compensarle.
Puntare quindi su più fondi obbligazionari indicizzati è vantaggioso, e se per esempio abbiamo investito 2000 euro, distribuendoli su quattro titoli diversi, se due perdono 100 e gli altri due ne guadagnano altrettanti, almeno il saldo è salvo. Per quanto riguarda le modalità di acquisito, una volta scelto i fondi, ci verrà consegnata una cedola con le relative date di scadenza da presentare alla banca o alla finanziaria per ottenere gli interessi.
Eventualmente dovessimo cambiare idea, possiamo restituire la cedola alla stessa banca o al broker che nel giro di 15 giorni, li rivenderà e ci accrediterà l’importo sul nostro conto corrente. Infine, il consiglio almeno per la prima volta, è di affidarsi ad un broker di fiducia privato o ad una banca, in modo da poter ottemperare nel migliore dei modi all’investimento, specie per la compilazione della specifica modulistica. Quest’ultima bisogna leggerla attentamente, in quanto c’è scritto che i fondi obbligazionari appartengono ad una categoria con un rischio basso, medio o alto, quindi bisogna sempre affidarsi a persone esperte nel settore evitando di acquistarli sul web.
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Negli ultimi anni la globalizzazione ha sicuramente facilitato gli spostamenti tra le diverse nazioni europee. Tra i vari Paesi che hanno visto aumentare il numero di persone provenienti da altri Stati europei può essere segnalata l’Austria, che si caratterizza per un’economia moderna, per un eccellente sistema di trasporti e per l’ottimo livello dei servizi garantiti ai cittadini. Per tale motivo è divenuta una delle mete preferite da parte di molti cittadini dell’Unione. Nella presente guida verranno forniti dei consigli su come acquistare casa in Austria, sia per trasferirsi che come semplice investimento.
Innanzitutto, è importante indicare come il mercato immobiliare austriaco sia in crescita, favorito dalla domanda di personale soprattutto nel settore comprendente i servizi turistici e culturali. A favorire questi ultimi è anche il fenomeno della mobilità internazionale degli studenti. Non mancano, quindi, offerte che hanno per oggetto diverse proprietà immobiliari, anche a prezzi che possono risultare accessibili al cittadino medio. Deve essere sottolineato come le case si dimostrino particolarmente sicure; questo permette di ottenere, a chi decide di acquistare una casa per poi affittarla, un ottimo ritorno economico.
Chiaramente, i prezzi degli immobili variano a seconda della zona scelta; ad esempio, acquistare un appartamento composto da 3 locali a Vienna, in un posizione centrale, può arrivare a costare più di 250.000 euro. Il consiglio è quello di recarsi qualche giorno in vacanza in Austria, scegliendo di visitare alcune delle città in cui si vorrebbe risiedere e iniziando a valutare i vari immobili presenti. Per non essere costretti a consultare i vari annunci è possibile recarsi in uno dei noti caffè austriaci, dove sarà possibile leggere gratuitamente giornali come “Die Presse”, “Der Standard” e “Kurier”; è il venerdì, in particolare, che le sezioni relative agli alloggi offerti in vendita o in affitto sono più ampie.
Una volta scelto l’immobile, contattato il proprietario e valutato l’acquisto (o l’affitto), prima di firmare contattare l’istituzione competente, ossia “Mietervereinigung” che, in cambio di una piccolo obolo, fornisce supporto e assistenza in merito agli aspetti legali del contratto. Ricordarsi che, in Austria, chiedere una cauzione il cui importo sia pari ad un minimo di un mese di affitto (fino ad un massimo di tre) è nella norma.
Esistono anche dei proprietari che chiedono il pagamento di un “Abfindung”, ossia di un “una tantum”, in alcuni casi illegale; può essere richiesto, invece, se all’interno di un appartamento sono state apportate delle modifiche recenti (ad esempio l’aggiunta di nuovi mobili). In ogni caso, se l’Abfindung viene pagato, assicurarsi che sia documentato da una ricevuta.
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Oggi giorno con la crisi che colpisce il nostro paese da anni, è molto difficile riuscire ad acquistare un’abitazione propria. Poiché gira sempre meno moneta, e le banche difficilmente ti riusciranno a dare un mutuo che copra la spesa. Ma a noi ci vengono incontro delle nuove soluzioni, che ci aiuteranno ad acquistare una casa tutta nostra, senza nessun rischio. Una di queste soluzione è l’affitto con riscatto. Infatti al giorno d’oggi sono sempre di più le persone che anziché acquistare un immobile lo prendono in affitto con riscatto. Infatti in questa guida oggi, vi spiegheremo dettagliatamente e scrupolosamente come acquistare casa con l’affitto con riscatto. Non mi resta che augurarvi una buona lettura, ed un in bocca al lupo per la vostra casa!
Quindi cos’è l’affitto con riscatto di cui vi abbiamo accennato prima? Si tratta in concreto di un contratto di affitto vero e proprio. Almeno in una prima fase, con la differenza che al termine del periodo di locazione concordato, la somma mensile regolarmente versata dall’affittuario andrà a detrarsi dal costo dell’immobile. Se quest’ultimo deciderà di comprarlo. Dunque per comprare casa con questo sistema bisognerà siglare due contratti. Il primo di locazione, della durata di solito compresa tra i da 2 e i 5 anni. Ed un secondo contratto di opzione con il quale l’inquilino alla fine del periodo di affitto può decidere di acquistare casa ad un prezzo già prestabilito.
I vantaggi, per chi acquista casa con questa formula, sono diversi. Innanzitutto si tratta di una formula ideale per chi, pur disponendo di un buon reddito mensile, non dispone nell’immediato delle somme necessarie per un acconto o per accedere ad un mutuo. Inoltre chi affitta “con riscatto” può ottenere uno sconto sul prezzo convenuto da concordare comunque con il venditore. Inoltre, l’immobile si acquisterà in un secondo momento a prezzo bloccato, poiché deciso al momento della firma del contratto di locazione.
La procedura che vi permette di comprare una casa con l’affitto con riscatto, è molto simile alle altre tipologie. Quindi ci sarà sempre bisogno di rivolgersi ad un’agenzia immobiliare, o parlare con un privato stesso.
Andare a guardare l’immobile ed ufficializzare il tutto. Con la sola differenza, che consiste nella tipologia del contratto che si stipulerà. Infatti ci saranno due contratti, uno di locazione ed uno di opzione. Una formula che, comunque, sempre più venditori ed intermediari stanno proponendo, soprattutto al centro nord dove tale soluzione sembra aver già essere entrata nell’uso comune.
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L’art 1321 richiama espressamente il concetto di «rapporto giuridico patrimoniale». Il termine «rapporto» presenta una certa ambiguità in quanto con esso si può intendere sia il rapporto obbligatorio in sé atomisticamente considerato; sia la sintesi o il collegamento dei singoli rapporti obbligatori (cioè, tanto l’obbligazione della parte che quella della controparte; o, in termini diversi, ad es. nella compravendita, il rapporto tra venditore e acquirente) al fine della produzione dell’effetto finale. In realtà, il rapporto potrebbe anche mancare del tutto come capita, ad esempio, nell’ipotesi della permuta di cose già in possesso dei rispettivi acquirenti che, com’è noto, è un contratto a soli effetti traslativi (arg. ex art. 1376). Si può anche pensare al rapporto (regolamento giuridicamente vincolante) come insieme delle conseguenze giuridiche necessarie a realizzare il «precetto negoziale».
La dottrina del contratto ritiene che il concorso del profilo strutturale con quello funzionale dia origine ad una situazione soggettiva complessa (il rapporto fondamentale), la cui misura interna è rappresentata dal sinallagma funzionale [inteso come proiezione e sintesi in executivis del regolamento prefigurato nell’atto (sinallagma genetico)], da cui dipartono i singoli rapporti (elementari), il cui combinarsi ed intrecciarsi è strumentale al raggiungimento dell’effetto finale o, meglio, alla conclusione dell’intero ciclo contrattuale ed al conseguimento degli interessi che le parti hanno inteso realizzare.
Il rapporto non va confuso con la rilevanza (o effetto fondamentale) che segna l’ingresso del contratto nel sistema dei valori giuridici, con la conseguenza che, ai sensi dell’art. 1372, 1° co., «il contratto ha fama di legge tra le parti». Tale effetto —che rappresenta la conseguenza di un giudizio di qualificazione e, quindi, di validità” — si produce, infatti, senza alcuna necessità di essere intermediato dal rapporto.
Si è parlato in domina di una “situazione giuridica mezzo” strumentale alla produzione di una “situazione giuridica risultato”. Il binomio pone in buona luce il fatto che il contratto non tende alla creazione di obblighi e di relative pretese [da ciò gli aspetti di relatività (o temporaneità) dell’obbligazione e del rapporto]; ma, alla creazione di un quid navi nelle rispettive sfere giuridiche dei contraenti (la definitività del risultato finale).
Attraverso il rapporto, il contratto, come si è detto, si salda con la disciplina delle obbligazioni, ex art. 1173, che, ne rappresenta il tramite generale della sua esecuzione; o, come si è appena accennato, il mezzo (obbligazioni di dare, di fare, di non fare) attraverso cui si produce l’effetto finale al quale tende il regolamento contrattuale (costituire, regolare o estinguere un rapporto giuridico patrimoniale).
Fa eccezione l’effetto traslativo della proprietà (ex art. 922) che non transita per l’obbligazione stante la sufficienza del «consenso delle parti legittimamente manifestalo» (art. 1376). Ciò vuol dire che l’effetto traslativo — cioè il passaggio da un soggetto all’altro della proprietà — prescinde dalla nozione di rapporto. Conviene precisare che il contratto non è mai un fatto costitutivo della proprietà, in quanto la proprietà ha fonte esclusiva in fatti originari. Il contratto vale a modificare la titolarità del diritto, se questa già esisteva, in capo al dante causa; oppure è fattispecie costitutiva del diritto di proprietà nelle ipotesi previste dalla legge (arti. 1153, 1159, 1159 bis, 2° co.) dove concorre con altri elementi essenziali (ad es. il possesso, la trascrizione).
Il rapporto diviene, infine, oggetto di autonoma considerazione allorché si interseca, per un verso, con la cessione del credito (arti. 1260 ss.) e, per altro verso, con la delegazione, l’espromissione e l’accollo. Questi contratti, com’è noto, operano sul rapporto obbligatorio modificandone o la posizione soggettiva attiva, cioè la posizione del creditore, o la posizione soggettiva passiva, nel senso che muta la posizione del debitore. Tali mutamenti si realizzano o attraverso il meccanismo della novazione – che vuol dire estinzione dell’obbligazione e costituzione di una nuova obbligazione (diversa sia per oggetto che per titolo, la quale prende il posto della precedente)n – o attraverso la successione nel debito – che si ha allorquando un debitore subentra ad un altro nel medesimo rapporto obbligatorio con la conseguenza che il rapporto rimane invariato, giacché se dovesse cambiare cadremmo nello schema della novazione con estinzione del rapporto esistente e costituzione di un nuovo rapporto.
Bisogna chiarire che la cessione del credito è un effetto che viene prodotto non mediante un negozio a sé stante, chiamato «castrano di cessione dei credito». ma mediante i comuni contratti mutativi tipici, onerosi o gratuiti (compravendita, permuta, donazione). Simmetricamente l’accollo – non é un negozio a sé stante, ma è una modalità di un contratto sia nominato che innominato.
In proposito, è il caso richiamare la distinzione tra contratto tipico – inteso come contratto avente un particolare contenuto economica giuridicamente rilevante, quindi dotato di una propria causa (vendita, trasporto, ecc.) e fattispecie tipica – priva di un peculiare contenuto economico e, quindi, di una propria causa. In quest’ultima è. infatti, presente una struttura del rapporto che disciplina la direzione dell’effetto mediante, per esempio, l’impiego degli elementi accidentali del contratto, contratto condizionale, contratto per persona da nominare, contratto in favore del terzo, ecc.
Riassumendo, il contratto: (i) ai sensi dell’art. 1372, 1° co., col perfezionarsi, è impegnativo per le parti (c.d. effetto fondamentale), (ii) ai sensi dell’art. 1173 è fonte di rapporti obbligatori; (iii) (ovvero) ai sensi degli arti 922 e 1376 è fonte di trasferimento dei diritti reali.
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Trovare una banconota falsa nel portafogli purtroppo non è un evento così raro: ogni anno ne vengono ritirate circa 800mila in Europa. E’ una spiacevolezza che ci possiamo risparmiare con un po’ di attenzione: basta guardare e toccare le banconote alla ricerca dei giusti segnali per capire in pochi secondi se siamo di fronte a un falso.
Con l’aiuto del sito della Banca Centrale Europea, ecco quali sono gli elementi da controllare per non essere truffati.
In generale, meglio fare almeno due o tre verifiche, perché la principale difficoltà per i falsari non è riprodurre il singolo elemento per far sembrare la banconota autentica, ma avere gli strumenti per riprodurli tutti insieme. In caso di dubbio, un metodo veloce è confrontare quella sospetta con un’altra della cui autenticità siamo certi (per esempio, ritirata da un istituto bancario).
Tatto
La carta deve essere di puro cotone, un po’ rigida, e non deve avere un aspetto cerato. L’immagine principale deve essere leggermente in rilievo: ce ne possiamo accorgere sfiorandola con i polpastrelli. Le banconote di taglio più alto, 200 e 500 euro, hanno ulteriori segni in rilievo lungo i bordi, per facilitare il riconoscimento da parte dei non vedenti.
Vista
Fate attenzione al disegno in trasparenza, la filigrana. La si osserva guardando le banconote in controluce. Il passaggio tra le zone in chiaro e quelle in scuro è leggermente sfumato e non netto. In questo modo, le zone più chiare diventano leggermente più scure se appoggiamo la banconota su una superficie scura. Il punto migliore per fare questa verifica è la cifra, il numero che dà il valore della banconota.
Inoltre, i segni stampati negli angoli superiori su entrambi i lati di una banconota si combinano perfettamente e creano il numero che dà il valore. La cifra è visibile anche se teniamo il biglietto in controluce. Con questo metodo, si vede anche il filo di sicurezza, che appare ai nostri occhi come una striscia nera.
Banconote da 5 e 10 euro
Questi biglietti hanno un’immagine sulla striscia olografica, visibile se muoviamo la banconota. A seconda del movimento, vedremo nella striscia fluorescente il valore o il simbolo dell’euro. Su queste banconote si vede anche una striscia brillante dorata sul retro, che reca il valore numerico e il simbolo dell’euro. Nella striscia olografica, in controluce si vede anche il simbolo dell’euro ricreato da tante minuscole perforazioni.
Alla luce ultravioletta
Sotto questa luce, la carta deve rimanere opaca, mentre le fibrille fluorescenti nella carta diventano visibili. Lo sfondo acquista un colore verde, così come la firma del presidente della Bce, mentre le stelle della bandiera dell’Unione europea diventano arancioni e i cerchietti fluorescenti. Sul retro, invece il ponte e la cartina della Ue e la cifra del valore nominale diventano gialle o verdi. Si tratta di uno dei sistemi utilizzati dai rilevatori di banconote false.
Micro-scritte
Per essere proprio certi dell’autenticità, su ogni banconota ci sono iscrizioni piccolissime. Quelle da 0,8 millimetri sono visibili a occhio nudo, mentre per quelle da 0,2 millimetri serve una lente di ingrandimento. In entrambi i casi, i caratteri devono essere nitidi e non sfocati.
Cosa fare
Avete tra le mani una banconota contraffatta: ecco come dovete comportarvi. Bisogna andare in una banca o in un ufficio postale. Lì esamineranno il biglietto. L’impiegato ha il dovere di ritirare la banconota dalla circolazione, se la ritiene falsa, oltre a farne una copia e a scrivere un verbale. Se dopo il controllo della Banca d’Italia la banconota risulterà falsa, sarà ritirata, senza essere rimborsata, cosa che avviene se invece l’impiegato della banca o delle Poste era in errore.
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