Come Diventare Cake Designer

Risulta essere una delle professioni rese famose grazie alla tv ed anche in Italia sta iniziando a prendere piede. Ecco tutto quello che c’è da sapere per diventare cake designer: dai corsi privati alle scuole internazionali, dalla triste realtà del mercato nero, che cresce in maniera costante, ai rischi del rivolgersi a non professionisti.

È una delle professioni rese famose grazie alla tv ed anche in Italia sta iniziando a prendere piede. Ecco tutto quello che c’è da sapere per diventare cake designer: dai corsi privati alle scuole internazionali, dalla triste realtà del mercato nero, che cresce in maniera costante, ai rischi del rivolgersi a non professionisti. La sua missione è quella di trasformare un dolce qualsiasi in una vera e propria opera d’arte.cupcake

Stiamo parlando del cake designer, il decoratore di torte, cupcake e dolcetti che realizza fiori, miniature e tutti gli elementi che possono rendere un dolce attraente alla vista. Questa figura, venuta alla ribalta grazie alle trasmissioni televisive dedicate all’arte del decorare dolci, viene spesso confusa con quella del pasticcere ma le due professioni sono distinte e separate. Mentre il cake designer si occupa soltanto della parte estetica (esiste anche l’Associazione Italiana Cake Designers), il pasticcere lavora anche nelle fasi di preparazione, lavorazione e cottura dei prodotti dolciari.

Ad oggi nel nostro Paese non ci sono delle vere e proprie scuole di cake design ma sono tanti i corsi organizzati proprio da chi svolge tale mestiere. In molti casi si tratta di autodidatti che, da soli, hanno sperimentato le tecniche decorative e di modelling, fino a farne un vero lavoro. E’ il caso di Denny Napoli e Veronica Cuppari, The Sugar Family, una coppia di giovani messinesi che da circa un anno lavora come cake designer freelance per varie pasticcerie del comune siciliano. «L’amore per il cake design è nato guardando Il Boss delle torte in tv, dice Denny. È iniziato tutto per gioco: infatti la nostra prima torta non era bellissima. Con tanto impegno siamo però riusciti a migliorare e l’entusiasmo nel viso di chi vedeva i nostri lavori, ci ha spinti a trasformare la passione in qualcosa di più».

Data la crescente richiesta di dolci decorati, sono molte le pasticcerie alla ricerca di bravi decoratori. Spesso la cosa migliore per farsi conoscere è presentarsi nei laboratori e far vedere di cosa si è capaci. «Abbiamo contattato varie pasticcerie della nostra città», ci racconta Veronica «e siamo riusciti così ad ottenere le prime collaborazioni retribuite. Si tratta di prestazioni occasionali ma se ti fai apprezzare, il rapporto di collaborazione può durare nel tempo». La loro retribuzione non è fissa, ma viene concordata ogni volta con la pasticceria, in base a: ore di lavoro, tipologia di decorazione e costo dei materiali utilizzati.

C’è anche chi è disposto a lasciare tutto per seguire la propria passione, come ha fatto Roberta Gesualdo, 31 anni, romana e diplomata in pasticceria con honors presso la Cordon Bleu-California Culinary Academy di San Francisco. «Trascorrevo molto tempo in cucina – ci racconta Roberta – ma nella vita facevo tutt’altro. Mi sono laureata in economia aziendale e, dopo gli studi, ho lavorato presso Valentino S.p.A., Mediaset e tre anni in Johnson&Johnson Medical S.p.A. Poi ho deciso di dedicarmi a ciò che mi rendeva davvero felice». Roberta ha frequentato una delle scuole di pasticceria più prestigiose, in America dove il cake design ha raggiunto i livelli altissimi.

«Il mio viaggio negli Stati Uniti è stato un’esperienza incredibile, che rifarei. Ho tentato di prendere il visto per rimanere a San Francisco, ma purtroppo non è stato possibile. Ho iniziato, quindi, ad inviare curriculum ed ho avuto il piacere di lavorare nello studio di decorazione Little Venice Cake Company di Mich Turner, un guru della decorazione inglese». Ora Roberta è tornata a Roma e circa un mese fa ha aperto Finally Cakes – Roberta Gesualdo Patissiere. Le sue torte tridimensionali partono da 250€ mentre per le più semplici il prezzo viene calcolato a porzione: per 150 g si aggira sui 7€. Il mercato del cake design è quindi in forte espansione ma altrettanto velocemente cresce il numero di chi realizza dolci decorati nella propria cucina, vendendoli tramite il passa parola. Tuttavia l’assenza di competenze può essere davvero pericolosa e chi porta avanti tali attività non solo commette un illecito ma mette a rischio la salute dei proprio clienti, allettati spesso dai prezzi più bassi rispetto a quelli visti in pasticceria.

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Come Diventare Personal Shopper Food and Wine

In tema di lavoro, ormai lo saprete bene, noi siamo grandi sostenitori del “fai da te”, ovvero, dell’arte di inventarsi un’occupazione laddove non c’è. Ed è per questo che siamo sempre alla ricerca di persone che, da un giorno all’altro, o quasi, si sono improvvisate imprenditrici di se stesse e che, oggi, si possono presentare sul mercato del lavoro come professionisti del loro settore. E non potrebbe essere altrimenti visto che, tale settore, lo hanno creato da sé.

Qualsiasi sia il tipo di business intrapreso, sul prodotto o il servizio che vi sta alla base non ci sono mai dubbi, perché è, semplicemente, la grande passione di chi decide di mettersi in gioco. E anche in questo caso, la storia si ripete. Chiara, infatti, ha da sempre un grande amore per il cibo. Ma non per un cibo qualsiasi, per i prodotti genuini e di vera qualità: pasta fatta in casa, uova appena covate, formaggi freschi. Si può dire che abbia un rapporto quasi magico con il cibo e con il vino, ne odora gli aromi, ne valuta la consistenza, l’aspetto, la composizione, le piace testare nuovi abbinamenti…

Oggi Chiara fa la consulente enogastronomica, in altri termini è una food and wine personal shopper: il servizio che offre è far conoscere ai turisti che arrivano nella sua città, Verona, l’aspetto enogastronomico del territorio, attraverso tour-degustazione di vini e specialità locali. Per chi vuole fare acquisti, studia il prodotto migliore per qualità e prezzo. Laureata in Economia, fino a qualche tempo fa lavorava come quadro per una multinazionale, con un contratto a tempo indeterminato. Ma come sempre succede alle persone creative per natura – lei è anche insegnante di musica – ad un certo punto ha sentito il bisogno di cambiare la sua vita: è partita da ciò che più l’affascinava per costruirci intorno una professione su misura.

Prepararsi ha richiesto tempo e impegno perché, avendo in mente un servizio nuovo sul mercato, ha dovuto “personalizzare” anche la propria formazione. Certo, la laurea le è servita per tracciare un business plan e per effettuare ricerche di mercato, ma non bastava. In questi anni ha frequentato corsi per sommelier e di degustazione, e oggi è un’esperta degustatrice di formaggi, salumi, olio e vino. Ma non è tutto: un’offerta di questo tipo, rivolta principalmente a turisti e stranieri, richiede la presenza su web con una strategia di comunicazione curata ed efficace, per questo oggi Chiara sta lavorando al suo sito e alla presenza sui social network, l’unico modo per intercettare clienti all’estero. Il suo target, infatti, non è il mass market, oggi quasi scomparso, ma un mercato di nicchia, il turista del lusso, o comunque alla ricerca di un servizio ad hoc, che vuole differenziarsi, fare un’esperienza nuova, diversa dal solito, da raccontare. Tra i clienti avuti fino ad ora ricorda, per esempio, un tour di Amarone, pregiato vino veneto, preparato per un turista australiano: Chiara ha programmato una degustazione in diverse cantine del veronese, ognuna con il suo particolare prodotto presentato da lei.

Dopo due anni di attività, le certezze di questo mestiere sono poche ma evidenti: la prima è che questo è una professione in divenire, non standardizzata, che richiede flessibilità e sapersi adeguare a qualsiasi richiesta. E la seconda è che, quando si crea da zero un proprio business, serve anche studiare modelli alternativi, cioè inventare nuovi servizi da affiancare a quello di base. Ad esempio Chiara punta sulla formazione: dopo essersi resa conto di quanto sia importante l’approccio al cliente, tiene corsi sulle tecniche di accoglienza del turista.

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Irrogazione della Sanzione Disciplinare e Procedimento Penale

In questa guida spieghiamo come deve avvenire l’irrogazione della sanzione disciplinare in presenza di infrazioni del lavoratore penalmente rilevanti.

Immediatezza
Con riferimento ad infrazioni del lavoratore penalmente rilevanti non è configurabile la violazione del principio di immediatezza tra contestazione e provvedimento disciplinare, anche se questo sia intervenuto dopo un lungo intervallo temporale rispetto alla contestazione. In particolare, la Corte di Cassazione ritiene sussistente il requisito della tempestività del licenziamento, in caso di intervenuta sospensione cautelare di un lavoratore sottoposto a procedimento penale, poiché la definitiva contestazione disciplinare ed il licenziamento per i relativi fatti ben possono essere differiti in relazione alla pendenza del procedimento penale stesso.

Carcerazione del dipendente
Il comportamento del datore di lavoro che decida di mantenere in servizio il dipendente, dopo un periodo di carcerazione, riservandosi di applicare la sanzione all’esito degli accertamenti in sede giudiziaria, non può essere interpretato come rinunzia all’esercizio del potere disciplinare.

Sentenza di condanna e patteggiamento
Qualora un contratto collettivo condizioni l’irrogazione del licenziamento alla sentenza penale di condanna passata in giudicato, può il giudice di merito, nell’interpretare la volontà delle parti collettive espressa nella clausola contrattuale, ritenere che gli agenti contrattuali, nell’usare l’espressione sentenza di condanna si siano ispirati al comune sentire che a questa associa la sentenza c.d. di patteggiamento ex art. 444 c.p.p., atteso che in tal caso l’imputato non nega la propria responsabilità, ma esonera l’accusa dall’onere della relativa prova in cambio di una riduzione di pena; ne consegue che è del tutto irrilevante che il licenziamento sia stato irrogato prima dell’irrevocabilità della sentenza di patteggiamento.

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Hedge Fund – Definizione e Significato

Secondo un’opinione molto diffusa, gli hedge funds costituiscono la forma di investimento collettivo più rischiosa, perché adottano strategie non tradizionali, come per esempio l’utilizzo di strumenti derivati (futures e option), la vendita
allo scoperto (cioè senza possedere i titoli venduti), il leverage (ossia l’impiego di risorse prese a prestito) e così via. In
realtà, soltanto una minima parte degli hedge funds persegue strategie di investimento a elevatissimo profilo di rischio,
mentre la maggior parte di loro persegue strategie opposte, volte cioè alla riduzione del rischio e alla realizzazione di un
profitto costante. D’altronde, il loro stesso nome denota la loro più intima natura, che dovrebbe essere quella di proteggersi (hedge significa copertura) contro il rischio.

Questa falsa opinione, tuttavia, non è priva di ragioni apparentemente plausibili: la principale mette in relazione il fatto
che gli hedge funds siano accessibili soltanto ai risparmiatori più facoltosi (l’investimento minimo può variare tra i
200mila e i 20 milioni di dollari) con la supposizione che i rischi connessi alle loro strategie di investimento siano molto
alti. Ma la vera ragione per cui le leggi prevedono soglie minime di partecipazione molto elevate sta nel fatto che si tratta di fondi non regolamentati e chiusi: ciò significa che i partecipanti non hanno specifici diritti di informazione circa le
operazioni poste in essere dai gestori e che non possono chiedere il rimborso della quota prima che sia trascorso un certo numero di anni dopo l’iscrizione. Due aspetti, questi, che di per sé rendono gli hedge funds adatti soltanto ai risparmiatori facoltosi, indipendentemente dal grado di rischio connesso alla strategia di investimento perseguita.

L’Associazione degli hedge funds distingue 14 diverse strategie di investimento, ordinandole in cinque diverse classi di
rischio: molto alto, alto, moderato, basso, variabile. Le strategie in assoluto più rischiose, ossia quelle che offrono in alcuni anni rendimenti altissimi e in altri rendimenti anche profondamente negativi, sono perseguite dai fondi specializzati nell’investimento in Paesi emergenti (Emerging Markets), nelle vendite allo scoperto (Short Selling) e dai fondi cosiddetti Macro, i quali fondano le proprie decisioni di investimento sugli effetti che le scelte di politica economica adottate di volta in volta dai diversi Stati possono avere sui mercati finanziari.

Meno rischiosi, ma caratterizzati comunque da un’elevata volatilità dei rendimenti, sono gli hedge funds Aggressive
Growth che investono principalmente in società di piccole dimensioni ad alto potenziale di sviluppo con rapporti prezzo/utili elevatissimi (e quindi poco o affatto redditizie al momento dell’investimento) e i fondi Market Timing, che basano le proprie decisioni di acquisto o di vendita sulla percezione del gestore che sia il momento giusto.

Sono caratterizzati da una moderata volatilità di rendimento i fondi Distressed Securities che investono in titoli di società in ristrutturazione o vicino al fallimento; i fondi dei fondi (Fund of Funds), la cui attività consiste nell’acquisire quote
in altri hedge funds o organismi di investimento collettivo; i fondi Special Situations che investono in titoli di società
interessate da operazioni di straordinaria amministrazione (fusioni e acquisizioni ostili); e i fondi Value che investono in
titoli ritenuti ingiustificatamente sottovalutati dal mercato. É infine basso il profilo di rischio degli hedge funds Income,
che investono soprattutto in titoli di debito, e dei Market Neutral-Arbitrage, i quali cercano di trarre vantaggio dalle inefficienze di mercato che determinano, per esempio, discrepanze di prezzo su uno stesso titolo in mercati geografici
differenti.

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Come Utilizzare la Cambiale nel Modo Giusto

C’è la crisi! Questa è la frase più usata e scontata che tutti gli italiani hanno sulle labbra quando aprono lo scadenziario dei fornitori.

Le banche non hanno mai visto un rifiorire cosi importante di cambiali. Nel tempo la cambiale non ha mai avuto una grande recessione ma mai come ultimamente è tornata in voga.

Come saprete certamente le cambiali possono essere pagherò o pagherete.

Pagherò è il cliente che firma e si impegna a pagare la cambiale alla scadenza, il pagherete, che è caduto ultimamente in disuso, veniva emesso dal fornitore sul cliente che gli imponeva di pagare alla scadenza.

Tenendo presente che è sempre bene che il bollo, 12 per mille, apposto a retro, sia sempre calcolato per difetto, è importante che il debitore apponga sempre codice fiscale e, se ditta, partita IVA.

Controllare per bene se la cifra in numero corrisponda a quella in lettere, e controllate che il nome del creditore sia scritto esattamente (attenzione alle doppie, o alla sigla della società).

Inoltre apporre sempre la banca d’appoggio, con il codice ABI e CAB. Questi due non sarebbero obbligatori, ma è bene che siano sempre apposti.

Nel caso si verificassero correzioni, ricordare di fare apporre una firma e la dicitura: Accetto la correzione.

La cambiale è bancabile entro il minimo termine di quaranta giorni dalla scadenza. Quindi se dovete incassare una cambiale portatela al più presto in banca.

La cambiale può essere a vista o datata.

A vista, vuole dire che il termine di pagamento corrisponde alla consegna dell’avviso da parte della sua banca, in pratica alla presentazione dell’effetto.

A scadenza vuole dire che il termine di pagamento è indicato sulla cambiale.

Se questa viene presentata sotto i quaranta giorni di bancabilità. l’effetto è da considerarsi a vista, in quanto può capitare che non arrivi per la scadenza nelle mani del debitore, e quindi quando arriva va pagata.

Sicuramente la cambiale non pagata, prima del protesto, va dal Segretario comunale che si prodiga a contattare il cliente e a farlo pagare (questo detto in parole povere).

Se entro fine mese, scadenza in cui tutti i titoli non pagati, devono essere protestati, il segretario passa per il protesto gli effetti alla Camera di commercio.

Piccolo trucco: se dovete emettere una cambiale, concordate con il vostro fornitore una scadenza all’inizio del mese, il segretario comunale a maggiore facilità a darvi una mano prima di emettere il protesto.

Per evitare questo far compilare la cambiale, controllare e poi apporre la marca.

Ricordate che la nota valori va sempre compilata e registrata sia in contabilità ordinaria che in semplificata.

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