Con il termine architettura si intende “l’arte del progettare”, ossia l’elaborazione degli elementi strutturali, funzionali ed estetici di una costruzione.
L’architetto è, quindi, il professionista che prepara i progetti per la costruzione o il restauro degli edifici, tenendo conto di precise esigenze estetiche ed economiche, e inoltre ne dirige e amministra l’esecuzione, in conformità alle norme legislative e in armonia con il contesto urbano e l’ambiente circostante.
Le sue mansioni includono l’estimo di costruzioni e terreni, la pianificazione territoriale, il restauro dei monumenti, la direzione dei lavori, i collaudi.
Oltre all’ambito dell’edilizia, l’architetto può operare in diversi settori, come libero professionista o come lavoratore dipendente. Per esempio può occuparsi di archeologia industriale, ossia dello studio, del restauro e della valorizzazione del patrimonio storico-industriale italiano: fabbriche, mulini, case operaie. Tali edifici possono essere ristrutturati e utilizzati a fini culturali, per ospitare installazioni artistiche o per fungere da testimonianza di un periodo storico e di un’attività produttiva locale.
Anche l’architettura per il verde e la progettazione di parchi e giardini sono settori in fase di espansione, sempre più promettenti per i giovani laureati.
L’architetto può svolgere la sua attività anche nel campo dell’arredamento, del design, della grafica e della pubblicità.
Formazione
Per diventare architetto è necessario possedere una laurea di primo livello (triennale) in Ingegneria civile e ambientale (classe L7) o Scienze dell’architettura (classe L17). Al termine del percorso si può sostenere l’esame di Stato e diventare architetto iunior.
Successivamente è possibile proseguire gli studi per un ulteriore biennio e ottenere la laurea magistrale in Architettura e ingegneria edile-architettura (classe LM4) che consente di sostenere l’esame di Stato e conseguire il titolo di architetto.
Per quanto riguarda la formazione universitaria, l’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà.
Accesso alla professione
Secondo quanto previsto dalla normativa in materia, per esercitare la professione di architetto è necessario sostenere l’esame di Stato e iscriversi all’Albo degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori.
In base al loro titolo di studio, gli iscritti all’Albo si dividono fra la sezione A e la sezione B
-agli iscritti alla sezione A spetta il titolo di architetto. Per iscriversi è necessario possedere una laurea magistrale appartenente alla classe LM4 – Architettura e ingegneria edile-architettura e superare l’esame di Stato. L’architetto deve possedere un bagaglio di capacità e conoscenze stabilito dalla vigente direttiva europea[3], in particolare per quanto riguarda l’uso di metodologie avanzate, innovative o sperimentali. Nello specifico, l’architetto deve essere in grado di creare progetti che soddisfino le esigenze estetiche e tecniche dell’utente, rispettino le norme di costruzione e siano in armonia con gli spazi in cui dovranno essere realizzati. Inoltre deve possedere adeguate conoscenze di storia dell’architettura e dell’arte, urbanistica, pianificazione, ingegneria edile e fisica;
-agli iscritti alla sezione B spetta il titolo di architetto iunior. Per iscriversi è necessario possedere una laurea di primo livello (triennale) nella classe L17 – Scienze dell’architettura o nella classe L7 – Ingegneria civile e ambientale. Le mansioni dell’architetto iunior comprendono la collaborazione alle attività di progettazione, la direzione dei lavori di costruzione, la stima o collaudo delle opere edilizie, la progettazione di edifici civili semplici, la direzione dei lavori per la loro costruzione, i rilievi sull’edilizia attuale e storica.
L’esame di Stato prevede una prova pratica, due prove scritte e un colloquio orale. Gli argomenti delle prove variano a seconda della sezione:
l’iscrizione alla sezione A prevede una prova pratica di progettazione di un edificio civile o insediamento urbano; un commento scritto a tale progetto; una seconda prova scritta che verte sulle problematiche culturali e conoscitive dell’architettura; una prova orale che tocca tutti gli argomenti precedenti, e prevede domande di legislazione e deontologia professionale;
per ottenere il titolo di architetto iunior è necessario, invece, superare una prova che può consistere nello sviluppo grafico di un progetto esistente o nel rilievo a vista, e relativa stesura grafica, di un particolare architettonico. Come per la sezione A, il primo scritto verte sul contenuto della prova pratica e il secondo su argomenti più generali. Anche in questo caso il colloquio finale tocca tutte le materie oggetto delle prove precedenti e introduce inoltre argomenti di legislazione e deontologia professionale.
Il candidato viene esentato dalla prova pratica se, dopo il diploma di laurea, ha svolto un tirocinio professionale, che può avere la durata massima di un anno.
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Sono coloro che si occupano di studiare la struttura, la composizione e gli altri aspetti fisici della Terra. Il mercato del lavoro per questa professione è essenzialmente costituito dalle società che cercano risorse naturali, come l’acqua, il petrolio e i metalli che spesso assumono geologi per le loro necessità di prospezione. Esistono titoli di studio di Scuola Superiore che avviano alla professione, ma le migliori posizioni, sia nelle aziende che nell’insegnamento, sono riservate ai geologi laureati.
Preparazione e carriera
I geologi si dedicano allo studio delle caratteristiche fisiche della Terra. Nello specifico, si interessano ai meccanismi di formazione delle rocce, e alla storia del pianeta. Si occupano inoltre dello studio dell’evoluzione degli esseri viventi, attraverso la ricerca e l’analisi dei fossili di piante e di animali.
Le scuole superiori che preparano allo studio della Geologia possono essere il Liceo Scientifico e gli istituti tecnici a indirizzo scientifico, in geologia o in agraria, che includano nei programmi di studi la fisica ,la chimica, la biologia, le scienze della terra e le scienza ambientali. In realtà i primi due anni di Università, alla facoltà di Geologia, comprendono tutti gli insegnamenti di base necessari, e questo consente anche a diplomati di altre scuole di accostarsi a questa disciplina.
Lo studio universitario
Il corso di studi universitario in Scienze Geologiche comprende un primo triennio, suddiviso in 6 semestri, che porta al livello di laurea di base. Il curriculum comprende insegnamenti volti all’acquisizione delle conoscenze delle materie di base (fisica, chimica, informatica, etc.). Parallelamente vengono seguiti corsi di Scienze della Terra, con lezioni di teoria, sessioni in laboratorio, ed uscite per esercizi pratici sul campo. Nel terzo anno vengono proposti dalle maggiori Università tre percorsi di formazione che permettono di acquisire conoscenze più orientate alle specialità a cui lo studente si sente più interessato.
Tra queste possibili scelte si può indicare quella della cartografia (Rilevamento e Cartografia Geologica), incentrata sul lavoro di terreno e all’elaborazione dei risultati principalmente mediante metodologie informatiche Un altro possibile percorso formativo si occupa dei Rischi Geologici, della loro analisi e della prevenzione e mitigazione dei loro effetti. Vi è poi l’orientamento alle Georisorse e Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, con importanti ricadute sul patrimonio naturale e architettonico del Paese. I possibili percorsi sono poi molti altri, come Geologia Marina, Vulcanologia, Geologia mineraria, specialmente petrolifera, e altri ancora. Per dettagli è possibile vedere questa guida sul geologo.
La Laurea specialistica biennale
La Laurea specialistica in Geologia si ottiene con un biennio che segue il triennio della Laurea base, di cui si è trattato al punto precedente.
Con la laurea specialistica il geologo acquisisce la preparazione più approfondita in riferimento al settore di suo interesse, e giunge a un titolo assai considerato in ambito aziendale e negli enti pubblici. Alcuni dei possibili indirizzi della Laurea specialistica possono essere i seguenti:
Geofisica Applicata
Geologia Ambientale
Geotecnica e Geoingegneria
Idrogeologia Ambientale
Sistemi Informativi Geografici
Telerilevamento e Fotogrammetria Digitale.
Alcuni di essi, in particolare quelli relativi alla modellizzazione e rappresentazione digitale approfondita del pianeta Terra, sono in grande espansione. Quale alla situazione italiana in particolare, le condizioni idrogeologiche, sismiche e vulcaniche del paese conferiscono notevole importanza agli indirizzi che si occupano di queste problematiche, specie in vista di possibili assunzioni verso enti pubblici, enti di ricerca e di protezione civile.
La Laurea specialistica in Geologia si ottiene con un biennio che segue il triennio della Laurea base, di cui si è trattato al punto precedente.
Con la laurea specialistica il geologo acquisisce la preparazione più approfondita in riferimento al settore di suo interesse, e giunge a un titolo assai considerato in ambito aziendale e negli enti pubblici. Alcuni dei possibili indirizzi della Laurea specialistica possono essere i seguenti:
Geofisica Applicata
Geologia Ambientale
Geotecnica e Geoingegneria
Idrogeologia Ambientale
Sistemi Informativi Geografici
Telerilevamento e Fotogrammetria Digitale.
Alcuni di essi, in particolare quelli relativi alla modellizzazione e rappresentazione digitale approfondita del pianeta Terra, sono in grande espansione. Quale alla situazione italiana in particolare, le condizioni idrogeologiche, sismiche e vulcaniche del paese conferiscono notevole importanza agli indirizzi che si occupano di queste problematiche, specie in vista di possibili assunzioni verso enti pubblici, enti di ricerca e di protezione civile.
Esame di Stato
Alla fine del corso di studi universitari, sia triennale, che, nel caso, quinquennale, i geologi sono tenuti a sostenere un esame di Stato, con il quale possono accedere all’Albo Nazionale dei Geologi.
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Oggi sono tornato ad allenarmi in palestra dopo due settimane di meritato riposo.
L’apertura, per questo mese è alle 12, con chiusura alle 15, per poi nuovamente riaprire alle 17 fino alle 21.
Nonostante ciò, non ho perso l’abitudine di alzarmi presto la mattina, esattamente come facevo fino ad un anno fa per recarmi a lavoro in ufficio.
Lavorare da casa, offre molteplici vantaggi come ad esempio il risparmio sul carburante dell’auto, con conseguente riduzione dell’esposizione allo stress del traffico urbano.
Al tempo stesso, mostra anche degli aspetti che, se non adeguatamente controllati rischiano di rendere la nostra giornata poco proficua.
In questi giorni, nonostante ancora non sia andato in vacanza (sinceramente con la mia nuova attività non ho la stessa esigenza di quando ero impiegato) ho avuto modo di sentire come stanno passando le ferie i miei amici.
Molti di loro, si alzano tardissimo, quasi verso l’ora di pranzo per poi trascinarsi a tavola con gli occhi ancora socchiusi.
A mio avviso, anche se non si sta lavorando, questa è una grande perdita di tempo, oltre al fatto di sfasare completamente l’intera giornata.
La lucidità mentale viene a mancare, e spesso molti di loro, se gli viene chiesto, neanche sanno come hanno speso il loro tempo.
Solitamente, queste persone fanno altrettanto nei weekend post lavorativi. Si lamentano che durante la settimana non hanno tempo per se stessi e per i loro interessi, per poi bruciarsi totalmente la possibilità di curarli in quei frangenti.
Le mie attuali attività, sono proprio risultato dei miei fine settimana, dove finalmente mi dedicavo esclusivamente alle mie passioni (ad esempio il mio blog).
Poi, buon per me, che sia riuscito a tramutarli in vere e proprie attività lavorative.
Insomma, fondamentalmente quello che manca è una capacità di gestione del tempo, cosa assolutamente possibile e alla portata di tutti.
In fondo, ho sempre avuto una grande stima, verso chi riesce a coltivare molteplici passioni. Mi chiedevo come facessero, e la curiosità mi ha portato a studiare determinati meccanismi.
Continuo a vedere queste persone con grande ammirazione, ma al tempo stesso, oggi c’è chi pensa la stessa cosa di me.
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Forse ci siete passati o forse ci siete ancora, tutti attraversano questo momento nella loro vita: la scuola. Lasciate da parte le dovute considerazioni sull’inadeguatezza del sistema scolastico italiano (che non è l’argomento di questo articolo), nelle aule scolastiche si può vedere un campionario piuttosto vasto di come non si debba parlare di fronte ad un pubblico, grande o piccolo che sia.
Alle scuole aggiungiamo pure le università, che sotto questo profilo non sono per niente meglio. Anzi forse la carenza è ancora più grave, visto che in teoria si sta parlando del massimo grado di istruzione disponibile sul mercato.
Una volta fuori dal settore dell’apprendimento, però, i problemi non si fermano. Anzi rivivono più forti che mai, perché una buona parte degli oratori ricopiano il modello scadente dei loro ex professori: non ci si mette molto in questo contesto a diventare noiosissimi anche su argomenti interessanti. Piccola parentesi: ho quasi la sensazione che, almeno in Italia, più sei noioso e più sei considerato esperto sull’argomento che stai trattando.
Di contro, chi cerca di portare un po’ di aria fresca con presentazioni efficaci e coinvolgenti, viene spesso e volentieri etichettato come un millantatore o un “venditore di aspirapolvere” (per così dire). Con questa mentalità, non mi stupisco.
Se le nostre presentazioni (e intendo di tutti i tipi, anche nella TV e nella politica) sono anni luce indietro rispetto agli Stati Uniti.
Ricordo un caso emblematico che mi è successo qualche anno fa, in una conferenza sulla Via Lattea tenuta da un famoso studioso. Io sono un grandissimo appassionato di astronomia, quindi non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di apprendere qualcosa di più sulla nostra galassia. Entro e… Che noia! Dopo i primi trenta secondi avevo già staccato il cervello, e dopo cinque minuti mi stavo dirigendo verso l’uscita (insieme a molta altra gente).
Nella sala quell’uomo aveva iniziato a parlare con un tono di voce ch conciliava il sonno più di una ninna nanna.
Se – quando prima o poi vi troverete dall’altra parte del palco – non volete fare la stessa figura, è meglio che imparate preventivamente un paio di semplici tecniche per coinvolgere il pubblico almeno il minimo indispensabile. Si potrebbe parlare per ore e ore di come fare e dei più svariati metodi trovati nel corso degli anni, ma sarebbe controproducente: quando si fa un discorso non si ha molto tempo per pensare a una dozzina di tecniche diverse, ed è quindi inutile anche solo provare ad insegnarle nello spazio ristretto di un post in un blog.
Molto meglio, secondo me, focalizzarsi sulle cose più semplici ed efficaci che garantiscono un buon margine di successo. Alla fine non stiamo parlando di cose troppo complicate, e soprattutto nel mare di presentatori incompetenti che abbiamo nel Bel Paese non è difficile emergere come nuovo Cicerone.
Ecco quindi alcuni consigli che si possono imparare con poca pratica:
Modulate la voce. Un tono piatto e insipido non piace a nessuno, e cosa più importante è la strada maestra per annoiare tutti entro i primi cinque minuti. Visto che non state leggendo un testo, mettete un po’ di sentimento in quello che dite: accelerate le parti secondarie, rallentate quelle importanti, fate un paio di secondi di pausa prima dei concetti chiave. Alzate e abbassate la voce di tanto in tanto, per sottolineare una determinata frase.
Coinvolgete il pubblico. Soprattutto se si parla di un pubblico ristretto, fate capire loro che sono parte integrante della presentazione, e non semplici spettatori. Il metodo più semplice è fare delle domande, ed esortare gli ascoltatori a dire sì o no tramite alzata di mano. Sconsiglio invece di fare una domanda ad una persone in particolare: può mettere a disagio gli individui più timidi. Anche solo far spaziare lo sguardo fra il pubblico, invece di osservare sempre lo stesso punto, ha un impatto molto positivo.
Muovetevi. La comunicazione non verbale è importante quanto quella verbale secondo alcuni studi, quindi non trascuratela. Se potete, restate in piedi e ogni tanto fate qualche passo (senza esagerare però), sedetevi, rialzatevi, insomma siate dinamici. Usate molto le braccia per comunicare con il pubblico, muovendole in modo ampio in maniera coerente con il concetto che state comunicando.
Le slide. Se avete una presentazione in Power Point, interagite anche con quella. Avvicinatevi, e con la mano indicate il punto che state trattando in quel momento. A proposito delle diapositive: lasciatele semplici. Avete presente la pagina principale di Google? Bianca con pochissime informazioni, eppure è il sito più visitato al mondo. Fate anche voi lo stesso: pochi punti chiave senza troppi fronzoli che non fanno altro che distrarre.
Come ho già detto potrei andare avanti ancora un bel po’ con la lista, ma non voglio renderla troppo complicata. Già imparando ed applicando questi quattro punti si può riuscire ad intrattenere qualsiasi tipo di pubblico per un tempo indeterminato, ora non resta che fare un po’ di pratica; e se non l’avete mai fatto non vi preoccupate, alla fine ci si diverte anche (o almeno, io mi diverto molto). Se vi troverete nella situazione di dover preparare una conferenza, adesso sapete da che parte iniziare.
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Soltanto quando iniziano a fare cose che non gli piacciono, allora molte persone si rendono conto di non essere soddisfatti e di trascurare le proprie passioni. Si rischia di diventare totalmente disinteressati sacrificando se stessi per servire gli altri (lavoro da dipendente).
Abbiamo bisogno di diventare più egoisti e considerare i nostri cuori se vogliamo vivere come “esseri viventi”. Ma quando ci allontaniamo troppo da questa direzione, trascuriamo un semplice principio dell’universo: tutto è interdipendente.
Tutta la nostra esistenza è un “dare e avere“. Quindi, per avere realmente successo nella vita, bisogna allineare la propria passione con il lavoro. Questo perché non viviamo in un campo vuoto.
Quando abbiamo allineato queste due cose (servizio e passione) possiamo partire da una posizione in cui siamo predisposti per il successo.
Ora, possiamo tornare indietro e riallineare la nostra offerta sin dall’inizio. Nella mia esperienza come blogger, ho compreso che invece di creare un blog alla cieca cercando di guadagnare lettori e commenti, potevo offrire un servizio. Così facendo, avrei ottenuto un riscontro diretto su ciò che la gente voleva realmente.
Quindi, invece di raccogliere visite o accumulare abbonati per poi sperare di rifilargli qualcosa, posso chiedere ai miei lettori cosa vogliono e crearlo. In questo modo, non si sentiranno violati quando a distanza di mesi dall’avvio del blog vedranno pubblicare un prodotto su misura.
Quando le vostre intenzioni sono chiare sin dall’inizio, tutti sapranno come stanno effettivamente le cose. Ora vorrei chiedervi: «C’è qualcosa che potrebbe aiutarvi?»
Se sarò in grado, mi piacerebbe soddisfare i vostri bisogni. Altrimenti, per favore non comprate nulla.
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